Non c’è dubbio che l’Altipiano dei Sette Comuni abbia il primato di testi di toponomastica rispetto a tante altre località grazie a ricerche di studiosi locali. Questi cultori di microtoponomastica hanno contribuito a fissare la memoria storica dei singoli Comuni dell’Altipiano, un contributo storico, linguistico, culturale e umano notevole per il futuro delle singole località. Questo nuovo libro, scritto da Umberto Patuzzi, vuole affrontare questo argomento approfondendo lo studio etimologico dei toponimi e delle loro radici chiarendo al lettore anche le difficoltà che si devono affrontare nell’analisi dei singoli lemmi. I nomi dei luoghi infatti nel corso dei secoli hanno spesso subito diverse variazioni, storpiature di grafia e spesso anche dal punto di vista semantico, dovute a cartografi, notai, parroci e anche gente del luogo. Intenzione dell’autore era rendere accessibile i nomi dei luoghi in maniera chiara e snella e soprattutto raggruppati in un unico testo comprendente gran parte dei toponimi di origine cimbra o romanza dell’Altipiano. Una buona parte del testo comprende un glossario dove sono state prese in considerazione le radici dei singoli toponimi non solo dei Sette Comuni bensì anche quelli dell’intera area cimbra del vicentino. Lemmi cimbri con traduzione in italiano e tedesco, per ognuno di essi si evidenzia una ricerca etimologica in antico alto tedesco, medio alto tedesco, bavarese e tirolese, dimostrando la frequente presenza di una radice comune. Parecchi di questi nomi sono identici all’antico alto tedesco, parlato fino verso al Mille: lemmi ancora usati in Altipiano e scomparsi nel tedesco moderno! Con questa ricerca etimologica, cioè indagando sull’origine e l’evoluzione morfologica e semantica dei vari lemmi, il nome cimbro è stato confrontato con lingue affini, applicando il metodo comparativo. Uno studio utile per ulteriori approfondimenti, non solo in relazione ai microtoponimi dei Sette Comuni ma anche per l’intera area cimbra limitrofa.
Durante i mesi di luglio e agosto, il museo della Tradizione Cimbra di Roana sarà aperto tutti i sabati dalle 14:00 alle 18:00.
In continuazione con i calendari che da oltre 20 anni sono stati pubblicati dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Roana prima e dalla Banca Alto Vicentino poi, è stato pubblicato il calendario 2020 dell’Istituto di Cultura Cimbra. Due gli elementi principali che caratterizzano questo calendario: la lingua cimbra ed il paesaggio dell’Altopiano.
In particolare, sono espressi in cimbro (con la traduzione italiana) i nomi dei mesi, dei giorni e delle feste; inoltre, sono riportati proverbi e modi di dire come “Bèar khüt de baarot, màchatzich hörtan lieban” (Chi dice il vero si fa sempre amare), oppure “De milch khimmet vomme höobe” (Il latte viene dal fieno), o ancora “An khlòaz khint haüte, morgen an mann” (Un bambino oggi, domani un uomo). Per la prima volta, il calendario è scritto con la grafia “normalizzata”, introdotta nel 2018 in occasione della pubblicazione del nuovo dizionario on-line del Cimbro dei Sette Comuni, curato da L. Panieri.
Ogni mese è infine arricchito da splendide fotografie, che raccontano la bellezza del paesaggio dell’Altopiano durante lo scorrere delle stagioni, e ci fanno così riscoprire la magia dell’ambiente in cui abbiamo la fortuna di abitare.
In ottemperanza alle indicazioni del Governo Italiano e della Regione del Veneto, il Museo della tradizione cimbra di Roana rimane chiuso, nell’ottica di dare un contributo al contrasto al coronavirus. Resta inoltre sospeso il corso di lingua cimbra.
Ci ha lasciati Angelo Frigo Mayer, artista poliedrico e attento conoscitore della lingua cimbra. Il suo ricordo resterà sicuramente vivo fra i Roanesi e fra tutti coloro che hanno a cuore la nostra lingua antica. In particolare, riportiamo un pensiero che ha voluto scrivere il prof. Luca Panieri dell'Università IULM di Milano, autore fra l'altro del nuovo dizionario on-line del cimbro dei Sette Comuni.
‘Z tüumar sovel ante zo bizzan ‘z liebe “Éngalle“ hàtzich vorlàzzet. Bar haban vorlóart asò vil: an guutez un hüppeschez ménnesch, ba hat noch gamöcht gadénkhan un prèchtan de zunga von Zimbarn bia palle khòaz mànz tüunan. Ich han gahàt de galükhe zo khénnanen sédor ich pin khènt aufar zo süuchan auz de Siben Pèrge naach in pèkken von Zimbarn, an minsche darnaach me jaare zbòatausinkh. Ar hat gahàt sovel liep lèsan naach in alten taützen zungen. Schöon ar hat galébet in èrmakhot, ìsar gabeest guut zo khèmman an bizzar von disen zungen, hàbanten zo maataran zo vènnan de nöotigen libarn. Nochdénne, sainten an guutar khopf, met an minsche libarn ìsar gabeest guut zo vorsteenan vil, un von dèmme hàttar saldo gamàchet de gavórsche ba machet dénkhan drau. Az ‘z sain galébach bör gant andarst, klóobich, in baarot, ar hötte gahàt de vorsteenonge zo khèmman professóar von alten zungen, un asò höttar gaèrbatet in an hòogha schuul bia ich. Dar Angelo hat ofte vérte gapréart bia ar bör hörtan puube, un bia an baardar puube, hàttar gahàt vil mòone un hat vil gadürstet naach bizzan saldo mèeront. Un dise peede dinkh saint nöotikh zo mögan geenan idar tief in de bizzekhot.
Ich grüuzadich, guutar kséll, un ich vorgìzzadich nèt.
Luca Panieri
Mi addolora molto aver saputo che il caro “Enghele” ci ha lasciati. Una grave perdita sia sul piano umano, perché aveva un animo gentile, sia per la memoria della lingua cimbra, di cui aveva una competenza ormai rara e difficilmente sostituibile. Ho avuto il piacere di conoscerlo già durante i miei primi sopralluoghi sull’Altopiano sulle tracce del cimbro, all’inizio degli anni 2000. Era una persona animata da una grande passione per la storia delle lingue germaniche. Benché privo di mezzi, era riuscito ad acquisire una conoscenza notevole in questo campo, dovendo penare non poco per procurarsi le letture necessarie allo studio. Ma essendo una persona di intelletto acuto riusciva, con le poche fonti disponibili, a farsi una sua idea delle cose, e a porsi interrogativi sempre pertinenti sui fenomeni linguistici. Sono fermamente convinto che se la vita gli fosse andata diversamente, avrebbe avuto la stoffa dello storico della lingua, e magari sarebbe diventato un mio collega. Angelo era per molti versi un eterno ragazzo, e come tale animato da idee e sete di sapere, ciò che occorre ad intraprendere positivamente ogni studio.
Ti saluto, amico buono, e non ti dimentico.
Luca Panieri