Cultura

Insediamenti

Le popolazioni cimbre occuparono il territorio dell'Altopiano in maniera più o meno articolata, comunque sempre in funzione delle loro esigenze primarie e senza concedere spazio a nulla che non fosse strettamente necessario. Diedero vita quindi, grosso modo, a tre tipologie di insediamenti che noi riassumiamo così:

A. edifici funzionali rustici: erano spesso edifici isolati, perché ubicati in prossimità dei luoghi ove venivano svolte le attività agro-silvo-pastorali cui erano di supporto, e cioè nei boschi e nei pascoli. Famose sono le capanne (hütte) utilizzate dal carbonaio (kolar) e dal boscaiolo (berchanar) nonchè gli edifici più articolati quali malghe e/o casare dove venivano riparato il bestiame e prodotto il formaggio (che, fino a prima del 1750-1800 doveva essere in prevalenza di tipo caprino e pecorino, vista la netta prevalenza delle greggi sulle mandrie); essi erano usati stagionalmente.

B. contrade, ovvero piccoli agglomerati di case organizzati, dotati di propri servizi (lavatoi, capitelli e/o chiesette, forni per il pane, pozze per l'abbeveraggio del bestiame) e di propria autonomia amministrativa esercitata attraverso l'assemblea dei capifamiglia, che tipicamente si riuniva in cerchio per decidere per alzata di mano di questioni strettamente inerenti la contrada. Era la forma insediativa più tipica dell'Altopiano e spesso il suo nome era cimbro, come documenta anche il Vescovi alla fine del 1800, citando le contrade di Asiago: Orkental, Ebene, Untargeicke, Prüdegar, Büscar, Stöcke, Balt, etc.

C. paesi, ovvero macrocontrade aventi uno sviluppo urbanistico più accentuato essendo dotati di piazze, di ponti, di strade più numerose e larghe e di botteghe. Essi erano organizzati anche in funzione della vita della campagna dato che spesso accanto ai campanili vi erano delle pozze che servivano per il bestiame di passaggio. Essi furono certamente l'insediamento più soggetto a cambiamenti ed evoluzioni degli altri due appena descritti.

 

Tipologia delle abitazioni

A seconda del tipo di insediamento cui si riferivano, le abitazioni erano diverse per forma, dimensioni e materiali. Negli edifici rustici funzionali, veniva largamente impiegata la tecnica del Blockbau (met inkastraran rafesan) come ben documentato dal Baragiola. Tale tecnica, che consisteva nell'erigere le pareti a tronchi incrociati, è molto antica e raffinata, ed è tuttora in voga nei paesi alpini di area germanofona.

Nelle contrada, vera anima dell'insediamento cimbro, la casa era costruita con pareti in pietra, spesso non intonacate, e con tetto in legno. Il tetto era senz'altro l'aspetto più originale ed importante dell'abitazione; esso era molto pendente, aveva poco sporto e volumetricamente occupava circa la metà dell'intera casa; i suoi spioventi arrivavano fino quasi a terra nei casi più marcati. Il tetto era spesso a padiglione (forma piramidale) oppure era a due falde con uno smusso alla tedesca all'apice. Da vicino, sembrava un mantello capace di proteggere ed avvolgere l'intera casa in un caldo abbraccio protettivo; da distante, l'insieme di questi tetti aguzzi riproduceva la foresta di conifere che spesso c'era sullo sfondo del paesaggio.

La casa urbana, invece, conservava sommariamente le caratteristiche della casa rurale delle contrade, adeguandosi però alle mutate esigenze abitative. Spesso, infatti, le case erano costruite a schiera per esigenze di spazio ed allora la copertura si riduceva quasi sempre ad un semplice tetto a due falde. Tra l'altro, in questo genere di abitazioni, data la lunghezza dell'edificio, spiccava l'assieme dei loggiati (ovvero dei poggioli con tettoietta) che dividevano visivamente l'edificio a metà, nel senso verticale.

In tutti i casi i camini erano sostituiti dai fumaioli, il cui cuore era la 'penna', ovvero dalla cameretta dove veniva convogliato il fumo e dove le eventuali faville si spegnevano, prima che lo stesso, abbandonandola, uscisse da fori praticati nel sottotetto e/o nelle pareti laterali (lasciando peraltro l'interno tutto nero e fuligginoso).

 

Suddivisione dei locali

La tipica casa cimbra, quella della contrada, era strutturata su due piani. Al piano terra vi era l'accesso principale che spesso avveniva attraverso un porticato (hof) dotato o meno di arco all'ingresso. La zona meramente abitata era rivolta a mezzogiorno, mentre a mezzanotte vi erano le stalle (ställe), facenti parte integrante dell'abitazione e ad essa comunicanti tramite accessi interni. Nella zona abitata, si riconosceva la cucina (var-haus), la caneva o cantina (kellar), il corridoio (gang), i ripostigli ed il tinello (stuba) con le sue caratteristiche panche fisse alle pareti.

Salendo la scala (prucka) si arrivava al piano primo dove la proiezione verticale dello spazio abitato al piano terra, era pressoché occupato dalle camere (Kammaren) (si noti l'assenza del bagno interno). La proiezione verticale dello spazio riservato nel pian terreno alla stalla era invece occupato dalla 'dilla', la quale era composta dall'aia (stadel) e dall'annesso fienile (hàbesoldar). All'apice del tetto, spesso veniva ricavato un soppalco detto 'schiza'. Alla dilla ci si poteva arrivare da nord attraverso un portone (tor), connesso al piano campagna da una rampa spesso naturale, a volte artificiale. Era quindi possibile scaricare i cereali ed il foraggio (höbe) direttamente nella dilla da dove una botola (grepiulloch) comunicava direttamente con la stalla; da questa botola era facile portare il fieno nella stalla e quindi nelle mangiatoia (parm) delle mucche.

 

Materiali costruttivi

Come notò lo Schweizer, eminente studioso di cultura cimbra del dopoguerra, quella dell'Altopiano è la tradizione della pietra, che, sempre secondo lo studioso, è associabile alle antiche culture sassoni e longobarde. Essa sarebbe perciò molto più preziosa della tanto decantata tradizione tirolese del legno, in quanto ricollegabile ad epoche più remote. La pietra (stoan), specie quando a forma di blocco vagamente stondato (rödelstoan) veniva impiegata per realizzare le strutture portanti delle abitazioni, mentre sotto forma di lasta (stoan platta) veniva usata per bordare le stradine e per creare i recinti (platta-zaun) delimitanti le aree antistanti le case.

La 'stoan platta' è in tutto l'arco alpino, una caratteristica unica che contraddistingue l'Altopiano. Vi era poi il legno (holtz) destinato per lo più a realizzare la struttura del tetto (deck), la sua copertura tramite scandole (prittelen) e le scale ed i poggioli. Naturalmente, i legni più usati erano l'abete rosso (boichta), l'abete bianco (tanna) ed il larice (larch). Da ultimo ricordiamo la paglia (stroa), che sotto forma di fasci (ploigaten) veniva usata per le coperture assieme alle scandole di legno. Fra tutte le paglie, quella di segala (rocko), cereale da cui si ricavava la farina per il pane nero (ackarproat), era la più pregiata e resistente.

La tipica casa cimbra, quella della contrada, era strutturata su due piani. Al piano terra vi era l'accesso principale che spesso avveniva attraverso un porticato (hof) dotato o meno di arco all'ingresso. La zona meramente abitata era rivolta a mezzogiorno, mentre a mezzanotte vi erano le stalle (ställe), facenti parte integrante dell'abitazione e ad essa comunicanti tramite accessi interni. Nella zona abitata, si riconosceva la cucina (var-haus), la caneva o cantina (kellar), il corridoio (gang), i ripostigli ed il tinello (stuba) con le sue caratteristiche panche fisse alle pareti.

Salendo la scala (prucka) si arrivava al piano primo dove la proiezione verticale dello spazio abitato al piano terra, era pressoché occupato dalle camere (Kammaren) (si noti l'assenza del bagno interno). La proiezione verticale dello spazio riservato nel pian terreno alla stalla era invece occupato dalla 'dilla', la quale era composta dall'aia (stadel) e dall'annesso fienile (hàbesoldar). All'apice del tetto, spesso veniva ricavato un soppalco detto 'schiza'. Alla dilla ci si poteva arrivare da nord attraverso un portone (tor), connesso al piano campagna da una rampa spesso naturale, a volte artificiale. Era quindi possibile scaricare i cereali ed il foraggio (höbe) direttamente nella dilla da dove una botola (grepiulloch) comunicava direttamente con la stalla; da questa botola era facile portare il fieno nella stalla e quindi nelle mangiatoia (parm) delle mucche.

Le popolazioni cimbre occuparono il territorio dell'Altopiano in maniera più o meno articolata, comunque sempre in funzione delle loro esigenze primarie e senza concedere spazio a nulla che non fosse strettamente necessario. Diedero vita quindi, grosso modo, a tre tipologie di insediamenti che noi riassumiamo così:

A. edifici funzionali rustici: erano spesso edifici isolati, perché ubicati in prossimità dei luoghi ove venivano svolte le attività agro-silvo-pastorali cui erano di supporto, e cioè nei boschi e nei pascoli. Famose sono le capanne (hütte) utilizzate dal carbonaio (kolar) e dal boscaiolo (berchanar) nonchè gli edifici più articolati quali malghe e/o casare dove venivano riparato il bestiame e prodotto il formaggio (che, fino a prima del 1750-1800 doveva essere in prevalenza di tipo caprino e pecorino, vista la netta prevalenza delle greggi sulle mandrie); essi erano usati stagionalmente.

B. contrade, ovvero piccoli agglomerati di case organizzati, dotati di propri servizi (lavatoi, capitelli e/o chiesette, forni per il pane, pozze per l'abbeveraggio del bestiame) e di propria autonomia amministrativa esercitata attraverso l'assemblea dei capifamiglia, che tipicamente si riuniva in cerchio per decidere per alzata di mano di questioni strettamente inerenti la contrada. Era la forma insediativa più tipica dell'Altopiano e spesso il suo nome era cimbro, come documenta anche il Vescovi alla fine del 1800, citando le contrade di Asiago: Orkental, Ebene, Untargeicke, Prüdegar, Büscar, Stöcke, Balt, etc.

C. paesi, ovvero macrocontrade aventi uno sviluppo urbanistico più accentuato essendo dotati di piazze, di ponti, di strade più numerose e larghe e di botteghe. Essi erano organizzati anche in funzione della vita della campagna dato che spesso accanto ai campanili vi erano delle pozze che servivano per il bestiame di passaggio. Essi furono certamente l'insediamento più soggetto a cambiamenti ed evoluzioni degli altri due appena descritti.

A seconda del tipo di insediamento cui si riferivano, le abitazioni erano diverse per forma, dimensioni e materiali. Negli edifici rustici funzionali, veniva largamente impiegata la tecnica del Blockbau (met inkastraran rafesan) come ben documentato dal Baragiola. Tale tecnica, che consisteva nell'erigere le pareti a tronchi incrociati, è molto antica e raffinata, ed è tuttora in voga nei paesi alpini di area germanofona.

Nelle contrada, vera anima dell'insediamento cimbro, la casa era costruita con pareti in pietra, spesso non intonacate, e con tetto in legno. Il tetto era senz'altro l'aspetto più originale ed importante dell'abitazione; esso era molto pendente, aveva poco sporto e volumetricamente occupava circa la metà dell'intera casa; i suoi spioventi arrivavano fino quasi a terra nei casi più marcati. Il tetto era spesso a padiglione (forma piramidale) oppure era a due falde con uno smusso alla tedesca all'apice. Da vicino, sembrava un mantello capace di proteggere ed avvolgere l'intera casa in un caldo abbraccio protettivo; da distante, l'insieme di questi tetti aguzzi riproduceva la foresta di conifere che spesso c'era sullo sfondo del paesaggio.

La casa urbana, invece, conservava sommariamente le caratteristiche della casa rurale delle contrade, adeguandosi però alle mutate esigenze abitative. Spesso, infatti, le case erano costruite a schiera per esigenze di spazio ed allora la copertura si riduceva quasi sempre ad un semplice tetto a due falde. Tra l'altro, in questo genere di abitazioni, data la lunghezza dell'edificio, spiccava l'assieme dei loggiati (ovvero dei poggioli con tettoietta) che dividevano visivamente l'edificio a metà, nel senso verticale.

In tutti i casi i camini erano sostituiti dai fumaioli, il cui cuore era la 'penna', ovvero dalla cameretta dove veniva convogliato il fumo e dove le eventuali faville si spegnevano, prima che lo stesso, abbandonandola, uscisse da fori praticati nel sottotetto e/o nelle pareti laterali (lasciando peraltro l'interno tutto nero e fuligginoso).

Come notò lo Schweizer, eminente studioso di cultura cimbra del dopoguerra, quella dell'Altopiano è la tradizione della pietra, che, sempre secondo lo studioso, è associabile alle antiche culture sassoni e longobarde. Essa sarebbe perciò molto più preziosa della tanto decantata tradizione tirolese del legno, in quanto ricollegabile ad epoche più remote. La pietra (stoan), specie quando a forma di blocco vagamente stondato (rödelstoan) veniva impiegata per realizzare le strutture portanti delle abitazioni, mentre sotto forma di lasta (stoan platta) veniva usata per bordare le stradine e per creare i recinti (platta-zaun) delimitanti le aree antistanti le case.

La 'stoan platta' è in tutto l'arco alpino, una caratteristica unica che contraddistingue l'Altopiano. Vi era poi il legno (holtz) destinato per lo più a realizzare la struttura del tetto (deck), la sua copertura tramite scandole (prittelen) e le scale ed i poggioli. Naturalmente, i legni più usati erano l'abete rosso (boichta), l'abete bianco (tanna) ed il larice (larch). Da ultimo ricordiamo la paglia (stroa), che sotto forma di fasci (ploigaten) veniva usata per le coperture assieme alle scandole di legno. Fra tutte le paglie, quella di segala (rocko), cereale da cui si ricavava la farina per il pane nero (ackarproat), era la più pregiata e resistente.

ISTITUTO DI CULTURA CIMBRA
“Agostino Dal Pozzo”

via Romeo Sartori, 20
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