Hìa un da - toponomastica e leggende

(Casa di pietra)

a cura di Paola Martello

La voragine dello Stonhaus (“Casa di Pietra”) si trova nel territorio di Mezzaselva di Roana (VI). Per arrivarci si prende un sentiero che parte dall’Istituto Elioterapico e si dirige a nord. Tutte le leggende legate allo Stonhaus sono caratterizzate dalla presenza di una figura tipica dei racconti fantastici: l’orco.

Il luogo è immerso in un bosco misto di faggi e di abeti e ha un piccolo ponte naturale di pietra sospeso nel vuoto. Forse è proprio questo particolare bizzarro creato dall’erosione dell’acqua che ha destato l’immaginazione dei nostri avi, vedendo, in questo largo e profondo catino, la casa dell’orco.

Le mamme dei paesi “aldilà del ponte”un tempo, quando non sapevano cosa fare per farsi ubbidire dai loro figlioli dicevano: Stai buono o chiamo l’orco che ti porta allo Stonhaus! Quindi il cattivo di tante storie assumeva il compito di “educatore” dei bambini disubbidienti che venivano tolti alle loro case e portati nella voragine finché non si fossero ravveduti. Dopo la promessa di essere buoni, l’orco li riportava alle famiglie.

Nelle leggende delle nostre montagne l’orco si contende il primato del “più cattivo” con Uomini Selvaggi, Jigerjäger e anche con il Peldric della Caccia Selvaggia.

Dovendo descriverlo ci si sofferma su caratteristiche comuni a quello delle fiabe. È altissimo, brutto, sporco, vestito di stracci, con barba e capelli ispidi, unghie delle mani e dei piedi sporche e seghettate. La fronte è un po’ bassa. Talvolta nelle leggende cimbre viene visto con la schiena rientrante e incavata.

Un’altra caratteristica dell’orco locale è di apparire come un gigante, con le gambe divaricate a fare da ponte su una strada, sui tetti di due case o addirittura con i piedi su due montagne diverse o su due versanti di una valle.

Come tutti gli orchi egli si può trasformare in oggetti, animali o persone. La sua trasformazione preferita è in un pezzo di legno. Spesso si avverte la sua presenza per il rumore di passi pesanti nel bosco, per l’ombra che proietta sul terreno, oppure per il suo urlo terrificante. Egli predilige uscire dalla sua abitazione di notte o all’alba.

Alleati dell’orco sono i caprioli. Lo rivela una leggenda nata alla Wassarplatta di Roana. Essa racconta di come un boscaiolo che trattava male la madre si vede portare via la legna da due caprioli. I due animali erano stati mandati dall’orco affinché il taglialegna si ravvedesse del suo comportamento scorretto nei confronti della genitrice.

Come si può notare c’è una certa differenza tra l’orco “cimbro” e quello di tante fiabe, vorace mangiatore di carne umana e specialmente di bambini.

L’etimologia del nome, di derivazione latina, riporta al dio romano degli inferi Orcus. Nelle leggende e fiabe europee è un uomo gigantesco, selvaggio e malvagio, divoratore di grandi e piccini.

L’orco delle nostre zone cimbre vive in fitti boschi e in zone isolate poiché egli è un solitario, a differenza di altre creature fatate che vivono in gruppo.

Citando la toponomastica troviamo una Orkental e cioè una Valle dell’Orco nel territorio di Rotzo. È una valle che da San Pietro di Val d’Astico si insinua nella montagna fino alle cime a ovest dell’Altopiano. Una Valle dell’Orco è situata nelle propaggini del monte Verena nel comune di Roana a nord -ovest verso Campo Rosà e sicuramente richiama alla memoria la figura fiabesca. Orchental è la valle che nasce sotto la frazione di Albaredo di Rotzo e Valle dell’Orco è anche quella fra le contrade Salbeghi e Marchele di Lusiana.

Nei pressi di Castelletto di Rotzo è nata una bella storia: essa narra di un ragazzo che all’alba trova un bambino dietro un cespuglio e non sapendo cosa fare decide di portarlo da sua madre. Si carica il piccino in groppa, ma lungo il cammino il bimbo diventa sempre più pesante e grande. Alla fine si accorge di avere l’orco sulle spalle e preso dallo spavento, lo butta a terra e scappa. Questa leggenda sottolinea ciò che dicevano i nostri padri: An ilchar orc, vinnet sin schorc - Ogni orco trova il suo cespuglio.

Anche il capoluogo dell’Altopiano, Asiago, non si salva dalla presenza dell’orco. Lo testimonia una località con questo nome a est della contrada Ferragh ai confini con il comune di Gallio. Vicino ad essa esiste anche la Val d’Orco che va dalla strada Asiago - Gallio e dal Torrente Ghelpach verso la collina dell’Ossario.

Bella è la leggenda dell’orchetto di Monte Chiesa che prosciuga tutte le pozze d’alpeggio diventando enorme e rendendo furibondi gli altopianesi. Per sfuggire agli uomini che gli danno la caccia si trasforma in tanti animali diversi per poi eclissarsi nel laghetto che esisteva al Turcio.

Concludo con un’ultima storia ambientata ad Asiago che vorrebbe l’orco (o una figura simile) prigioniero in una grotta sul Monte Bi, un tempo chiamato Monte Katz o Catz (Gatto). Conoscendo l’avversione di certi Uomini Selvatici per i gatti neri, ci si può chiedere se è proprio un gatto che tiene prigioniero l’orco. Così si spiegherebbe una profezia, che suona come una minaccia e che dice: Il gatto è dentro che sbarra le porte, ma se le apre … Skilit … Skalot …

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