Le malghe e l'alpeggio estivo

Il pascolo costituisce un elemento insostituibile del paesaggio montano e le pozze d'alpeggio sono parte integrante del pascolo e fattore di equilibrio per i boschi vicini. Le malghe, inscindibilmente legate al pascolo, rappresentano, oltre che un elemento caratterizzante le montagne dell'Altopiano, una non trascurabile fonte di reddito per i Comuni proprietari, ma anche per i privati, che attraverso l'alpeggio producono burro e formaggio praticando nel contempo quella nuova forma di economia che va sotto il nome di "agriturismo" praticato soprattutto durante la stagione estiva.

Quello della malga è un patrimonio della comunità mantenuto integro dalle generazioni passate, che rischia, però, di venire compromesso a seguito di un'antropizzazione eccessiva, che sembra volerlo considerare una specie di grande supermercato, quando, invece, deve essere rispettato e conservato nella sua integrità originale.

L'Altopiano dei Sette Comuni ha una superficie di 46.803 ettari, di cui il 50% è ricoperta da boschi, il 16% da pascoli, il 23% da prati-pascoli e l'11% da aree urbanizzate e improduttive, essenzialmente rocce in alta quota. Il 96% delle superfici a bosco e a pascolo sono di proprietà collettiva o "comunista" e sono attualmente amministrate dai Comuni per conto della comunità civile con un apposito "Regolamento per la disciplina degli usi civici" e dalle norme stabilite dal "Piano decennale tecnico-economico dei beni silvo-pastorali".

L'attività di alpeggio sull'Altopiano dei Sette Comuni è testimoniata in forma scritta da un atto di assegnazione di terre da destinare al pascolo datato 983 d.C., perciò da almeno 10 secoli le praterie d'altitudine sono state utilizzate con continuità dai nostri allevatori come risorse foraggere per le greggi e le mandrie, dimensionando il numero dei capi allevati in funzione del pascolo estivo in quota. Già nel 1300 le praterie naturali non furono più sufficienti a sfamare il numero sempre più elevato degli animali e iniziò così il disboscamento per ricavare nuove superfici da destinare al pascolo. Ciò provocò gravi dissesti idrogeologici nelle aree a forte pendenza tanto che le autorità statali emisero norme a difesa della foresta.

I primi anni del 1800 portarono notevoli cambiamenti politici con la diretta conseguenza di un nuovo modo di allevare bestiame; l'allevamento degli animali da transumante divenne stanziale con diminuzione delle pecore e aumento dei bovini. Si diffuse sempre più l'allevamento del bovino da latte di tipo stanziale, che, durante il periodo estivo, dalle aziende di montagna e di pianura era e viene tuttora trasferito sui pascoli d'alta quota, al fine di utilizzare le risorse foraggere per ottenere latte, formaggio, ricotte e burro altamente pregiati. Insomma, l'attività di alpeggio, come tutte le attività dell'uomo, è parte del tempo storico e non fuori di esso: ha avuto un passato, ha un presente e probabilmente anche un futuro. Le malghe non vengono affittate, ma concesse per un periodo definito con un contratto particolare. Il numero di animali per malga viene fissato dal "Piano tecnico-economico decennale dei beni silvo-pastorali" ed è normalmente chiamato "carico", mentre il canone di concessione è conteggiato in relazione ai litri di latte prodotti. 
Nell'anno 2000 nel bilancio dei Comuni sono stati introitati dai canoni di concessione L. 650.193.238 per 5.279 animali alpeggiati. Da questi dati emerge chiaramente che l'Altopiano dei Sette Comuni è una delle isole fortunate delle nostre Alpi, dove l'attività d'alpeggio non è sicuramente in crisi. Infatti, tutte le 75 malghe di proprietà collettiva sono alpeggiate e la domanda di alpeggio è sempre maggiore dell'offerta.

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