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È stato pubblicato il nuovo Quaderno di Cultura Cimbra numero 70. Un numero significativo per indicare la durata, la resistenza, la consistenza di un lavoro svolto per 40 anni tra difficoltà di ogni genere, in una realtà di montagna, in una situazione marginale e isolata. Nel primo Quaderno pubblicato nel 1978 abbiamo scritto che la nostra tradizione culturale millenaria “non può estinguersi senza lasciare una traccia, senza lasciare una eredità di ricordi e di indicazioni utili per il nostro futuro. È una esperienza culturale senza ambizioni e senza illusioni. Con la consapevolezza dei pericoli che vanno da un certo gusto di ricerca archeologica, fino a montature campanilistiche e possibili strumentalizzazioni politiche che noi respingiamo”. Parole che confermiamo in questo 2018, con una nuova convinzione e con una più profonda consapevolezza. Questo Quaderno viene da questa tradizione, secondo la nostra linea di ispirazione: “Bon nòjame - di nuovo - auf ein neues” e ancora “Hörtan büar - sempre avanti - immer weiter”.

Il Quaderno n. 70 si apre con l’annuncio della realizzazione della nuova banca dati globale del lessico cimbro: “Haltabar au de zunga”, teniamo su la lingua, è l’ispirazione di questa operazione che, utilizzando i nuovi linguaggi informatici e digitali, può salvare la lingua cimbra in modo più incisivo e divulgativo, stimolando anche nuove forme di rafforzamento e di rivitalizzazione. Il prof. Panieri, ideatore e coordinatore di questa iniziativa, ha precisato tra l’altro che essa costituisce “un bell’esempio di come il sapere scientifico possa uscire dallo stretto ambito della disquisizione accademica, per porsi al servizio della comunità”. Il nuovo dizionario on-line può costituire il primo passo di nuovi sviluppi di ricerca e di divulgazione, come anche la sua pubblicazione in forma cartacea. Lo stesso prof. Panieri suggerisce che “è di vitale importanza che anche il cimbro assuma uno spessore storico, cioè che ritrovi la sua reale identità, affrontando le enormi sfide che deve affrontare ai giorni nostri, trovando le risposte soprattutto all’interno della sue stessa tradizione linguistica”.

Viene poi segnalato da Enrico Sartori il nuovo lavoro di Giancarlo Bortoli dedicato a “Il vocabolario comparato della lingua cimbra e altri scritti di Agostino Dal Pozzo”, con un saggio riguardante  gli studi del Dal Pozzo e con una serie di dizionari, di florilegi e di materiali in parte inediti. Stimolante è la considerazione di Remigius Geiser nella sua introduzione: “Tra tutti i  dialetti di lingua tedesca, il cimbro è il più analizzato e il più documentato”.

Segue il ricco “Contributo alla toponomastica di Gallio” di Elisabetta Girardi, con una serie di voci raccolte in atti notarili e in vari archivi che attestano la tradizione cimbra radicata  a Gallio, come già dimostrato nelle sue opere da Danillo Finco. Si tratta di toponimi che potranno essere utilizzati  proficuamente da storici e linguisti.

Il Quaderno prosegue con testimonianze di lingua cimbra, segnalazioni di pubblicazioni e di ricorrenze, fatti di cronaca che mostrano la vitalità della cultura cimbra. Tra i fatti di cronaca, hanno riscontrato un particolare successo le manifestazioni in ricordo del teologo mons. Luigi Sartori nel decimo anniversario della sua morte, manifestazioni culminate nella visita a Roana di mons. Georg Ganswein, segretario di Papa Ratzinger, amico di mons. Sartori. Alla manifestazione hanno partecipato anche il presidente e alcuni rappresentanti del Curatorium Cimbricum Bavarense. È stata una bella festa di amicizia e di cultura cimbra, come si può constatare anche da alcune documentazioni fotografiche riportate.

L’ultima parte del Quaderno è dedicata al tema del profugato dei Sette Comuni durante la Grande Guerra. Vengono riportati i testi di due contributi fatti da Sergio di Benedetto su “I profughi dell’altopiano nel  circondario di Varese” e dal presidente dell’Istituto di Cultura Cimbra su “Il profugato dei Sette Comuni: testimonianze storiche e letterarie”. Il primo contributo è un esempio dell’ampiezza della tragica dispersione della popolazione dell’altopiano in tutte le regioni italiane, ricostruita in base a memorie e a documentazioni ancora esistenti. Il secondo contributo è tratto dagli atti dei Convegni di studio organizzati a Trento, Vicenza, Asiago sul tema delle “Chiese e Popoli delle Venezie nella Grande Guerra”, divenuto un volume di oltre 500 pagine, edito dall’Istituto di Storia di Vicenza. Ringraziamo vivamente questo Istituto per la concessione alla pubblicazione del saggio sul nostro Quaderno, saggio in cui sono messi in evidenza i tratti essenziali di quello che stato definito “un dramma nel dramma”: il dramma delle immense sofferenze di popolazioni costrette all’esodo dalla propria terra per oltre 4 anni, sullo sfondo del dramma apocalittico che ha martoriato il Veneto, l’Italia e l’Europa nel folle e immane cataclisma di quella “inutile strage” che è stata la Grande Guerra.

Sabato 26 maggio 2018 si svolgerà a Terragnolo (TN) una manifestazione dedicata alla cultura ed alla tradizione cimbra, alla quale parteciperanno i rappresentanti delle varie realtà cimbre del Trentino e del Veneto.

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Dopo le traduzioni in lingua cimbra dei vangeli di Luca, di Giovanni e di Marco, l’Istituto di Cultura Cimbra  può finalmente pubblicare la traduzione in lingua cimbra del Vangelo secondo Matteo, frutto dell’impegno di Giovanni Vescovi  Vischofar di Camporovere. Nella sua intensa e bella introduzione, mons. Giandomenico Tamiozzo mette in evidenza l’importanza di questa pubblicazione non solo sul piano linguistico, ma anche sul piano religioso e spirituale. Egli ha scritto: “Grazie di cuore a Gianni Vescovi per questo dono che egli fa  a tutti coloro che amano il cimbro, che lo desiderano conservare o apprendere, e che attraverso la lettura di questo testo potranno magari capire e amare di più la parola di Gesù”.

Nel Vangelo secondo Matteo sono in chiara evidenza alcuni aspetti del messaggio cristiano, come quello  secondo cui “la perfezione non consiste nella minuziosa osservanza della Legge mosaica, ma nella imitazione dell’agire di Gesù che si esprime nel vivere la legge dell’amore” (Tamiozzo). È l’aspetto indicato con forza anche nel libro che San Matteo tiene in mano nella raffigurazione dell’affresco dipinto nell’abside del Duomo di Asiago: “Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre che è nei cieli” (questa raffigurazione è riprodotta nella retrocopertina di questo Vangelo in lingua cimbra). Sappiamo che San Matteo Evangelista è il Patrono di Asiago e la sua figura domina imponente anche sulla facciata del Duomo.

Un altro tratto importante nel Vangelo secondo Matteo sono le beatitudini, che nei secoli scorsi sull’altopiano nelle chiese erano solo tradotte dal latino, perché non era permesso l’uso della Bibbia in lingua volgare. “Zeelighe dii ba zeint erme bran me Gott, ambia Gott senk  innandaar in zain raich. Zeelighe  dii ba zeint in de moolekhot, Gott bill troostan ze…” (Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio, perché  Dio dona loro il suo regno. Beati quelli che sono nella tristezza, Dio li consolerà…). Sono le beatitudini che  Gandhi conosceva a memoria e che “gli faceva dire che se avesse incontrato un cristiano coerente con il suo insegnamento, lui stesso si sarebbe fatto cristiano” (Tamiozzo).

Particolarmente consolanti  sono le parole finali del Vangelo secondo Matteo, dette da Gesù per sostenere il cuore nelle fatiche e nelle sofferenze della vita spesso così dura: “Un bisset ba ich bill zeinan hortan met ogandarn, alle de taghe, fintz amme ende bon dar belte” (E sappiate che io sarò sempre con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo). Vivere uniti a Cristo in ogni situazione, in ogni momento. Tamiozzo ricorda le parole di Papa Ratzinger che raccomandava di leggere ogni giorno il Vangelo e che ha scritto: “Meditate spesso la parola di Dio. Scoprirete che i pensieri di Dio non sono quelli degli uomini; sarete portati a contemplare il vero Dio e a leggere gli avvenimenti con i suoi occhi”. Guardare il mondo con gli occhi di Dio. Il Vangelo tradotto in lingua cimbra può essere una occasione per fare questa riscoperta.

Venerdì 25 maggio 2018 alle ore 20:15, presso la chiesetta di S. Margherita a Castelletto di Rotzo (Vicenza), verrà recitato il S. Rosario in lingua cimbra.

Giovedì 22 marzo scorso si è concluso il corso di lingua cimbra 2017/18, organizzato dall’Istituto di Cultura Cimbra di Roana in collaborazione con la Biblioteca Civica di Rotzo, e tenuto da Lauro Tondello e Gianni Vescovi Vischofar.

Il corso, iniziato in autunno, è stato suddiviso in due parti. Un corso base, rivolto soprattutto ai principianti, durante il quale si sono affrontati i principali elementi di grammatica e la lettura di alcuni brani, tratti da “I racconti di Luserna”. La seconda parte del corso è invece stata dedicata al dialogo in lingua cimbra, al fine di incentivare un uso attivo della lingua.

Circa una trentina di persone (fra cui molti giovani) ha frequentato le lezioni, dimostrando un vivo interesse per la lingua e per la cultura cimbra. A tutti i partecipanti, e agli insegnanti, va il ringraziamento dell’Istituto di Cultura Cimbra per la buona riuscita del corso, con l’augurio di ritrovarsi insieme il prossimo autunno.

ISTITUTO DI CULTURA CIMBRA
“Agostino Dal Pozzo”

via Romeo Sartori, 20
36010 ROANA (Vicenza)
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

‘Z HAUS DAR ZIMBRISCHEN BIZZEKHOT
“Agustin Prunnar”

Romeo Sartori bèkh, 20
36010 ROBAAN (Viséntz)

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